Passati sotto silenzio anniversari-chiave della politica italiana
(articolo tratto da www.criticasociale.net)
Rottamare il personale politico perdente è nella realtà della vita concreta.
Rottamare la storia è invece un “coma cognitivo”.
C’è da anni una rimozione ipnotica di massa che ha cancellato le tracce del perché siamo qui. Non c’è terreno, c’è solo una mappa. Tutto ciò che la mappa disegna è sufficiente per sapere dove andare anche dove non c’è nulla. Purchè sia oltre.
Non si tratta di un paradosso retorico. E’ uso politico di una teoria di psicoterapia sorta negli Usa: si chiama PLN, Programmazione neuro linguistica, ed è in uso per formare leadership e personale dirigente nelle banche, aziende e nel marketing.
I praticanti di questa tecnica di ipnosi psichica si chiamano, appunto coach, allenatori.
L’uso appropriato del linguaggio per descrivere le percezioni della esperienza personale, spesso insoddisfacente, modifica la concatenazione neurologica della percezione consueta fino a modificare i comportamenti rendendoli adeguati, in modo automatico, per giungere “spontaneamente” agli obiettivi prestabiliti. Naturalmente è una falsa scienza, ma ha la forza un “nuovo discorso” di potere. E’ una ideologia praticata e non dichiarata.
Politicamente è il modo tutto in superficie di non capire perché il secondo ventennio, e credere di risolverlo.
Contro questo “stato di fatto” esiste tuttavia un Nemico mortale: la Storia
La Storia è il Nemico del “coma cognitivo”. La Storia è l’arma politica che può sconfiggere questo nuovo “autoritarismo condiviso”.
“Cambiamento”, “riforme”, “ripresa”, “velocità” ecc. sono parole di cui non si sa di cosa parlano, né è necessario. Sono suoni. Ognuno ci può mette il contenuto che vuole: 80 euro ad esempio. Efficacissimo.
Il PD sa da dove arriva? No, è importante? Inizia da Renzi in poi.
La realtà comincia per tutti da domani. Alternative del resto non ce ne sono, perché ormai prima d’ora non c’è più nulla.
Sotto il profilo della filosofia politica tutto questo non è affatto una novità, ma ha almeno due-tre cento anni sulle spalle, spiace per i nati adesso.
Ma facciamo degli esempi concreti tratti dall’attualità di questi giorni.
Oggi 90 anni fa moriva Matteotti. Che ha da dirci? Alte autorità istituzionali hanno pianto nell’anniversario della morte. Ma erano al premio Campiello a rimpiangere una vita da scrittore spezzata dal dovere della politica.
Oggi 90 anni fa moriva Bruno Buozzi. Con lui veniva liquidato il filone del sindacalismo democratico. Non vedeva bene la CGIL che poi sarà. In ogni caso dopo la sua morte la Confindustria nell’anno successivo stipulò a Palazzo Visiani l’intesa con i Sindacati Fascisti.
Oggi 70 anni fa Togliatti entrò nella direzione del Comintern e spostò il Pci nell’orbita dello stalinismo, del socialismo in un solo paese, l’Urss. Il Pci italiano, che al pari degli altri partiti comunisti si ritenevano paritari nel movimento comunista internazionale, diventò un satellite del PCUS.
Oggi, 70 fa moriva (assassinato) Eugenio Colorni che polemizzò coi federalisti, movimento in cui militava da socialista, sulla rivoluzione dall’alto come Spinelli prevedeva nel manifesto, che pure egli pubblico e di cui scrisse la prefazione. Vedeva infatti lontano, ovvero che dopo la Prima Guerra, i vincitori si sarebbero intromessi nella vita politica dei vinti e che una Europa autonoma dai due blocchi o da uno dei due vincitori non sarebbe mai stata possibile, se non creata “dal basso”, democraticamente dall’unione dei popoli in associazione tra loro. Così non è stato.
Ne ha parlato qualcuno? NO. Sono vicende utili a comprendere la nostra storia passata e recente? NO.
Matteotti ci ricorda che il fascismo passò sul corpo del socialismo riformista e non su quello comunista.
Buozzi che il sindacalismo corporativo e centralistico non avrebbe corrisposto, secondo le sue originarie intenzioni, alla democrazia economica dei lavoratori nella gestione delle imprese.
Togliatti, dopo Lenin, che la presenza comunista è stata sempre finalizzata nella politica italiana fino alla fine dell’Unione sovietica, a garantire all’Urss la maggioranza sulla sinistra italiana, a costo di ogni compromesso purché antisocialista.
Colorni, profetico, previde – come Kojeve – che l’Europa non sarebbe esistita come realtà politica autonoma, ma sottoposta ai vincitori. Ora con l’Unione, essa è semplicemente un’entità tecnico amministrativa.
Chi ripudia il passato per un futuro ignoto, è un “pentito”.
Siamo “pentiti” della storia italiana? Sembra.
Serve a qualcosa ricordare? Moltissimo. Serve a ricordarci di non essere dimenticati come Nazione e popolo, in Italia, in Europa e nel Mondo.
PS. Nella filosofia politica la figura dell’uomo non condizionato dalla Storia lo troviamo due volte: in Rousseau con l’Uomo allo stato di natura, e in Nieztsche. Quest’ultimo descrive la questione sull’utilità e il danno della Storia per la Vita (italiana) in modo superbo.
“Considera il gregge che pascola di fronte a te – scrive il filosofo - non sa nulla cosa sia ieri, e così dalla mattina alla sera, giorno dopo giorno, un poco legato al suo piacere e alla sua svogliatezza, cioè al paletto dell’istante, perciò né malinconico, né annoiato. E’ doloroso per l’uomo vedere questo, perché egli si pavoneggia della sua umanità di fronte all’animale e, nonostante ciò, osserva con invidia la sua felicità, perché solo questo egli desidera: vivere come l’animale né annoiato né soggetto al dolore, ma lo desidera vanamente perché non lo vuole come l’animale.
L’uomo domandò una volta all’animale: ”Perché non parli a me della tua felicità e ti limiti a guardarmi?”. Anche l’animale voleva rispondere e dire: “E’ che dimentico completamente ciò che volevo dire”.
Ma dato che dimenticò anche questa risposta, tacque”.
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